Ex-giovanotti oramai adulti orfani di Harry Potter e adolescenti che sentono la mancanza di Twilight? Non c’è problema, basta inventare nuovi eroi facili da seguire e cui affezionarsi. Ma esisterà mai un prodotto che possa accontentare entrambi i palati? No? Allora trasformiamo i libri di Suzanne Collins in saga cinematografica!

Prendiamo degli adolescenti differenti tra loro tranne per una cosa, sono veramente smart (altro che il vostro telefonino!), togliamo loro il cellulare, il palmare e ogni forma di techno-gingillo anche se siamo in un ipotetico futuro postbellico; sbattiamo questo gruppo di intriganti ragazzi in un recinto molto ampio simile alla spiatissima e ostile isola della serie TV “Lost”; non dimentichiamo di fare leva sull’elenco completo dei sentimenti dato che dovranno sterminarsi a vicenda e mostriamo un ventaglio ampissimo di reazioni emotive dalle più nobili alle più spregevoli, solo allora avremo il quadro completo di cosa sia The Hunger Games.

 

Film palesemente frutto di una ricetta meditata a lungo: attori con abilità superiori alla media del genere, effetti speciali quanto basta, milioni di dollari a disposizione e l’autrice dei romanzi come co-produttrice e soprattutto co-scenggiatrice, il che assicura una certa collaborazione e impedisce errori marchiani. Presentato coerentemente come prodotto di qualità, con inaspettata profondità e abilità di portare temi seri all’attenzione anche dei più giovani, questo successo annunciato, ben confezionato e costellato da teenager bellocci e capaci, è infine arrivato nella sale dopo un grande investimento mediatico.

Molti i rimandi alla realtà di ogni giorno ed alla brutta china che sta imboccando la nostra società, alla storia del ‘900 ed alla letteratura, quindi non ci aspettavamo che al dunque davanti ai nostri occhi si presentasse il più noioso, superficiale, frammentario dei film visti nell’ultimo periodo! Ammettiamo che gli effetti speciali siano verosimili, non eccessivi o fastidiosi, che le abilità della giovane protagonista Jennifer Lawrence s’intravedano e sicuramente vi sia margine di crescita, così come non possiamo eccepire alcunché sulle comprovate abilità di impersonare la c.d. macchietta a Woody Harrelson o Staley Tucci, ma intreccio narrativo e location li abbiamo visti davvero troppe volte e qui non si aggiunge nessun nuovo tassello ad un puzzle già più che completo.

 

Seguire, infatti, le tristi vicende di alcuni giovani mandati scientemente al massacro, seguendo un copione preciso per soddisfare le esigenze di un reality show, è oramai plot scontato e banale che allunga ulteriormente il nutrito elenco di film serie tv, b movie, thriller e horror che già appariva troppo lungo e sto pensando nell’ordine a the Truman Show, Lost, Il domani che verrà, Live, Gamer e My Little Eye, senza menzionare l’inflazionatisso (e brutalizzato) 1984 e l’incredibile Acido Solforico di Amelie Nothomb che mi sorge il dubbio qualcuno creda sia libro elitario e poco diffuso, ma non è così!

Inutile dilungarsi in un’analisi approfondita dei temi trattati: fate un meticoloso elenco che spazi dalla politica alla famiglia senza mai dimenticare le debolezze umane, attingetevi a piene mani e gettate a casaccio il tutto su dei fogli. Più o meno avrete riprodotto quanto ci siamo sorbiti per due interminabili e soporifere ore in cui tutto era prevedibile. Non possiamo quindi biasimare quella parte di pubblico che si faceva i fatti propri e non vedeva l’ora di andarsene!