Per quanto mi riguarda, questa è stata la rivelazione del festival: film catastrofico made in Croazia. Ambientato in un futuro non troppo lontano ed in un Paese oramai al passo con l’Europa unita, all’interno degli studi di una grande rete televisiva una ex coppia si da battaglia a suon di indici di ascolto. Lei  front woman dello show di approfondimento più seguito dalla nazione, lui mago del Reality show. Lei regina della televisione impegnata, lui re dell’intrattenimento di massa di livello nazional-popolare. Insomma i due opposti che nonostante la costante lotta alla fine, come dice il detto, si attraggono. I nostri antagonisti hanno un figlio, ago della bilancia e merce di scambio, la cui salvezza imporrà loro una tregua forzata, perché in poche settimane nessuno avrà più via di scampo e il mondo come lo conoscevamo prima sparirà.

Film che riporta alla memoria gli orrori della guerra, che ricorda come oggigiorno l’autodistruzione possa avvenire rapidamente e che sottolinea come l’essere umano una volta che innesca la battaglia non fa più distinzione alcuna e pare dimenticare che le conseguenze delle proprie azioni potrebbero travolgerlo. Ma non solo, nell’occhio del ciclone vi è pure il delicato ruolo dei media sempre difronte alla scelta tra il dovere di informazione accurata, la voglia di fare audience e la necessità di intrattenere e, in questo caso, far dimenticare ciò che accade nelle strade ad una incredula popolazione. Insomma, se da un lato mitigare gli avvenimenti per non creare il panico è comprensibile, dall’altro  l’interesse agli ascolti porta a prediligere la via più remunerativa sino a quando, ovviamente, sarà sensato parlare di denaro.

 

La sceneggiatura ci piace perché è sobria e la narrazione su più piani temporali è ben ritmata e con delicatezza riesce a farci riflettere sul genere umano e il suo ambivalente rapporto con i temi più importanti (sopravvivenza, famiglia e lavoro) illudendoci che il racconto sia lineare. E, per una volta, ironicamente  il Grande Fratello viene proposto come la salvezza per il manipolo di “prigionieri”. Un finale, infatti, che ripone speranza proprio in coloro che hanno causato  la propria estinzione ed ironico è che ciò venga descritto da un popolo che ha ancora un vivido ricordo delle conseguenze di una guerra.

Opera nata da un sogno unito ad un fatto realmente accaduto: in seguito al dilagare dell’aviaria, un gruppo di partecipanti al GF Croato si sono ritrovati davvero in quarantena, ah! Ma soprattutto, ancora una volta, un progetto senza fondi, di nuovo una volontà di fare cinema che riesce a superare  gli ostacoli più impensabili e la tenacia di una persona che dal 2008 ha tagliato/cucito la propria creatura pur di concretizzarla ed il cui entusiasmo ha attirato attori di prim’ordine che hanno creduto nella pellicola al punto di rinunciare al proprio compenso. Incredibile pensare che così vicino a noi vi siano ancora persone disposte a lavorare per degli ideali, chapeau!

Noi vi consigliamo di cercare una copia e vi lasciamo con una curiosità: i tablet simil-iPad son solo somiglianti agli originali ed il motivo è che il film ha visto la luce prima che l’azienda di Cupertino li mettesse in produzione… quando si dice la lungimiranza ;)