substance__albert_hofmanns_lsd

È incontrovertibile, la mia generazione è figlia di coloro che hanno fatto indigestione di sostanze psicotrope, noi invece siamo quelli andati a male iniettandosi e/o sniffando le peggiori porcherie! Noi, figli degli ingordi di peyote e di LSD ci siamo autoeliminati a shots di eroina e striscioline (talvolta vere autostrade) di coca, se poi ci spostiamo oltre oceano possiamo aggiungere pure all’elenco un notevole dosaggio di crack. Fatto sta che la sottoscritta sia arrivata quasi al giro di boa degli anta senza avere le idee chiare su cosa sia realmente capitato in quella decade a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 e sull’LSD ed i suoi fratellini minori.

Anche il Festival del Film di Locarno, come capita in molte altre kermesse, non si è sottratto quindi dall’ammettere un docu-film in una delle categorie più ambite del concorso. Così tra i contendenti del podio “Cineasti del Presente” troviamo un ottimo ma pur sempre documentario, realizzato dallo svizzero Martin Witz. Non mi lamento troppo solo perché per una volta è stato divertente e al contempo istruttivo. Prima di tutto apprendiamo che l’LSD è stata scoperta casualmente, in un laboratorio rossocrociato, oramai quasi settant’anni fa. Altrettanto curioso è il fatto che il suo scopritore, Albert Hofmann, sia apparso lucidissimo alla veneranda età di 100 anni (o poco meno) e sia dipartito da questo mondo dopo “sole” 102 primavere. Quando poi si scopre che fu egli stesso il primo a provare gli effetti sulla mente umana della misteriosa sostanza, sorge quasi spontaneo domandarsi se non sussista una correlazione tra l’assunzione dell’acido lisergico e la longevità del sig. Hofmann.

Opera che alterna filmati di archivio con interviste alle persone che nelle varie decadi si sono maggiormente esposte pubblicamente all’analisi della sostanza, alle sue applicazioni alla psichiatria e/o psicologia, nonché alla sua diffusione tra i giovani sino alla nascita di un movimento sulle sponde dell’oceano Pacifico divenuto presto incontrollabile. Si rimane impressionati a vedere le immagini del tempo e soprattutto ad udire testimonianze dirette di persone che avevano aderito ad un vero e proprio movimento che credeva nel potere “liberatorio” della sostanza allucinogena, anzi di una delle sostanze più potenti e pericolose conosciute e che dopo all’incontrollabile abuso di quegli anni fu dichiarata illegale e quasi dimenticata anche a livello medico sino agli ultimi anni.

Innegabile che le lezioni siano quindi molteplici, sicuramente ciò che ci ha lasciati più perplessi è che delle persone apparentemente più che brillanti credano ancora oggi che il movimento di quegli anni avesse un fondamento, che parlino della possibilità di venire arrestati come una quasi inspiegabile conseguenza, che non esca dalle loro bocche neppure una volta un frase che si avvicini al “ok se tornassi indietro lo rifarei però con il senno di poi ammetto di non essere stato geniale”. Nessuno degli intervistati ha mai affermato di comprendere i rischi che ha corso soprattutto di essere andato vicino al friggersi in neuroni. Il più lucido, ironicamente, era il vecchiettino che, quasi con le lacrime agli occhi, provava un visibile senso di responsabilità per tutte le conseguenze che la sua scoperta ha provocato nel tempo ed era ancora nel 2002 incredulo di come un suo gesto avesse cambiato la storia per sempre.

 

Raro caso di documentario che quindi promuoviamo per l’intelligente taglio dato, per la contenuta lunghezza che non stanca il pubblico, per l’argomento trattato e per averci ricordato che talvolta il genere umano sa essere tanto geniale quanto stupido.