Accade che un giorno vai ad un festival del cinema e ti imbatti in un cartone animato dello Studio Ghibli, casa di produzione giapponese niente meno che delle animazioni di Hayao Miyazaki. Scopri che la regia è stata affidata ad un giovanissimo regista (tale Hiromasa Yonebayashi, il più giovane della squadra) e che il progetto era in cantiere da quasi 40 anni. Il racconto, anzi la serie di storie in questione infatti è stata scritta dalla stessa autrice di libri per bambini che diede i natali alla favola sulla quale la Disney basò il film “Pomi d’Ottone e Manici di Scopa”: Mary Norton.

Molti di voi probabilmente hanno sentito parlare dei “Rubacchiotti”, personalmente questo lemma è risuonato per tanto tempo nella mia testa senza mai trovare una spiegazione. L’ho sempre associato a qualche misterioso personaggio o orsetto per bambini. In effetti è pressappoco così. Sta di fatto che questa traduzione un po’ melensa di “borrowers” (coloro che prendono in prestito) non ha reso giustizia a dei personaggi che hanno intrigato generazioni di bimbi e di registi ed oggi tengono noi adulti incollati allo schermo. Eh già, l’idea di un pianeta terra popolato oltre che da noi giganti pure da nostre minuscole copie, abbiamo visto pochi giorni fa come abbia solleticato anche la fantasia di Luc Besson (coi suoi Minimei), ma prima di lui, quindici anni fa circa, era già stata prodotta una pellicola con protagonista John Goodman e con comparsata del dr. House dal titolo appunto “I Rubacchiotti”.

 

Ma siamo più precisi, i “borrowers” sono in tutto e per tutto identici a noi, sono solo una nostra versione ridotta, vivono nelle intercapedini delle case, sotto i pavimenti ed in tutti quegli anfratti a noi non visibili e prendono in prestito piccoli oggetti o piccole quantità di essi, ma sempre non a sufficienza per arrecarci disturbo o danno, anzi lo scopo è di non farci neppure accorgere di questa “condivisione”. Ogniqualvolta infatti dovesse avvenire un incontro ravvicinato, i piccoli ospiti dovrebbero spostarsi. Insomma la nostra cattiva ospitalità e la nostra paura del diverso son note anche a loro.

Questa è la storia dell’amicizia tra la piccola pre-adolescente Arrietty e Sho, il giovane nipote della signora che abita la casa di campagna in cui è ospite. Lui, che aveva già sentito racconti su questa minuscola popolazione, è solo ed ammalato, e troverà in Arrietty quell’amicizia e quell’affetto che neppure la propria famiglia gli riesce a dare. Cartone animato adattato ai tempi, ambientato nella periferia di Tokio (e non più in quella inglese degli anni 50) dallo stesso Miyazaki che ne ha curato la sceneggiatura. I temi affrontati sono tanti: da quelli più cari (come il rispetto per gli altri e per il mondo che ci circonda) a l’amicizia, gli affetti, la convivenza, sino al rapporto con diverso. Una favola modernissima, colorata, delicata, precisa e ricca di particolari, ambientata quasi sempre in interni, molto equo – solidale nel messaggio, soprattutto carica di speranza e, stranamente da quanto accade spesso, priva di violenza nonostante un finale coerentiissimo, aperto ed amaro.

Singolare è notare come, nonostante i premi vinti in patria, i festival in cui è stato mostrato ed il riscontro positivo costantemente ricevuto, il film non sia stato ancora ampiamente diffuso. Addirittura in Nord America pare sia prevista la sua uscita solo nel 2012.
E da noi? Sarebbe un gran peccato mandare direct-to-video questo coraggioso e riuscitissimo tentativo di unire una storia europea con il tratto tipico delle anime giapponesi.

 

Update! Il film ha trovato una collocazione all’interno della nostra stagione cinematografica, la sua uscita nelle sale è prevista per venerdì 14 ottobre e questo è il trailer nuovo nuovo 

 

 

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