Prendete un appassionato di thriller, chiudetelo in una stanza buia con una luce forte puntata sul viso ed una scomoda seggiola di legno (non fatelo veramente, stiamo solo creando l’atmosfera) ed interrogatelo. Meglio essere in due, poliziotto buono-poliziotto cattivo.

“Sentiamo un po’, prima che il mio collega si innervosisca. Quali sarebbero secondo te i perfetti elementi distintivi di un ottimo thriller?”

“Perchè non provate a guardare su Wikipedia?”

Pugno che si abbatte sul tavolo, “Non fare lo spiritoso!”.

“Ok, ok, voi due non apprezzate il senso dell’umorismo. Vediamo… ce la possiamo cavare più rapidamente con un esempio. “Le mani sugli occhi” di Ugo Barbàra.”

“Vai avanti”

“Un buon thriller deve innanzitutto creare il giusto grado di tensione nel lettore, ed il romanzo a cui accennavo è un ottimo esempio in tal senso: trama avvincente e decisamente credibile, un pizzico di cronaca contemporanea ed il lettore si ritrova trascinato in un affare da trenta miliardi di dollari che investe governi, banche, criminalità organizzata. Ma un buon plot – anche quando è ottimamente disegnato come ne “Le mani sugli occhi” – non è sufficiente…”

“Hai intenzione di spiegarci ancora qualcosa o devo lasciarti alle cure del mio collega?”

“…stavo dicendo, un buon plot non è tutto: va accompagnato – ed in questo Barbàra dimostra il suo essere scrittore di razza – da un protagonista intrigante ed una galleria di personaggi che ti spingano a ritagliarti minuti di lettura nei posti e nelle situazioni più improbabili pur di proseguire. Ne “Le mani sugli occhi” incontriamo nuovamente Vittorio Tanlongo, già protagonista de “Il Corruttore” una figura brillante e amara nello stesso momento, un avvocato in grado di riconoscere il prezzo di un uomo (sia esso di valore economico, posizione di potere, prestigio)  e comprarlo. A onor del vero, Vittorio ha provato a cambiare vita, ma queste sue particolari abilità ne fanno il professionista ideale da assoldare: una visitina a moglie e figli saranno la giusta chiave per costringerlo a rientrare nel giro.”

“Trama, protagonista, personaggi. Sembra facile.”

“Se lo fosse, sareste anche voi scrittori di thriller e non gli interpreti macchiettistici di un interrogatorio in un post. Barbàra ti trascina a riflessioni sull’ineluttabilità del destino, regala il coinvolgimento in un rapporto ripreso dopo anni, impreziosisce il tutto con la forza immensa di una donna ed il carattere di un giovane uomo che non può proprio lasciare indifferenti. Smuove, indigna, commuove, emoziona.”

“Insomma, tu ce lo consigli”

“Di più, se mi slegate e mi date un momento per riattivare la circolazione, vi accompagno in libreria”

Due sguardi truci, poi un sorriso: “Andiamo”.